“Il contributo che la figura del business developer può garantire all’azienda, e più in generale al percorso di transizione energetica, è quello di sviluppare progetti con elevati standard prestazionali e di innovazione, con un approccio sempre più attento agli aspetti ambientali, sociali e di inclusione delle comunità locali.”

#EFPeople – Alexandra Papalexopoulou, Senior Business Development Manager

Per la rubrica EF People abbiamo intervistato Alexandra Papalexopoulou, Senior Business Development Manager di EF Solare, che ci ha parlato del suo ruolo, sempre più importante per lo sviluppo delle rinnovabili.

 

Il settore delle rinnovabili sta vivendo una forte spinta espansiva. Come la figura del business developer può supportare un’azienda nella sua crescita e quale contributo può dare alla transizione energetica?

EF Solare Italia e tutto il settore del fotovoltaico stanno vivendo una fase di importante crescita, per questo è fondamentale promuovere progetti caratterizzati da standard prestazionali sempre più elevati. Mi riferisco non solo al rendimento tecnico ed economico, ma anche alle performance ambientali, sociali e di inclusione delle comunità presenti sul territorio. Credo che il settore solare abbia, in questa fase, anche una responsabilità in termini di diffusione dell’innovazione.

Ogni progetto deve essere approcciato dal developer con forte orientamento all’innovazione in ogni sua componente, dalla struttura ai rapporti con le entità coinvolte. Il contributo che la figura del business developer può garantire all’azienda per cui lavora e più in generale al percorso di transizione energetica, dunque, è quello di sviluppare progetti con elevati standard prestazionali e di innovazione, con un approccio sempre più a tutto tondo. In questa fase mi confronto con gli sfidanti obiettivi di crescita del piano industriale, che richiedono anche la capacità di innovare. Un’importante quota parte di tali obiettivi riguarda, infatti, la realizzazione di progetti di agrivoltaico “avanzato” che siamo impegnati a sviluppare con la massima attenzione.

 

 

La figura del business developer, complice la “corsa alle rinnovabili” per raggiungere gli obiettivi al 2030, è sempre più richiesta. Quali sono le principali caratteristiche, conoscenze ed esperienze necessarie ad intraprendere questa carriera?

Il business developer deve possedere senz’altro elevate capacità relazionali, che gli consentano di interfacciarsi con diversi interlocutori, molti dei quali hanno un ruolo determinante, nello sviluppo di un progetto. Deve avere grande capacità analitica, accompagnata da una costante visione prospettica ed attitudine al lavoro in team, indispensabile per affrontare progetti interdisciplinari. Inoltre, è fondamentale un’attenta conoscenza e capacità di lettura critica delle normative, in continuo aggiornamento.

Nella mia esperienza risulta strategico conoscere gli aspetti determinanti dell’evoluzione di un progetto, anche nelle fasi di vita successive allo sviluppo. Esistono infine specifiche competenze specialistiche, comunque facilmente acquisibili con l’esperienza, avendo a disposizione una solida cultura scientifica.

 

Quali sono i cambiamenti in atto nel ruolo del business developer? Quanto impatta la tecnologia in questo?

Nel percorso che sta portando il settore ad operare in condizioni di market parity assumono crescente rilevanza la competenza e la sensibilità riguardo alla valorizzazione economica del progetto, e in particolare le modalità realizzative che concorrono alla determinazione dell’investimento . Inoltre, è sempre più importante avere la capacità di interagire con la normativa, considerata la recente fase di intensa evoluzione del quadro regolatorio nonché la continua evoluzione tecnologica.

È diventata irrinunciabile la familiarità con i nuovi strumenti messi a disposizione dalla trasformazione digitale, in grado di rivoluzionare banche dati, portali di interazione con le amministrazioni, modalità operative. Ad esempio, la consegna dell’istanza di autorizzazione presso l’Amministrazione, che rappresentava quasi un rito da preparare in lunghe giornate di lavoro è oggi effettuata rapidamente in modalità digitale.

 

Quali sono state le tappe fondamentali per la sua formazione professionale?

L’opportunità di vivere interamente le fasi di intenso sviluppo, in un primo tempo pionieristico, dell’industria e di disimpegno rapidissimo, quasi improvviso e totale, avvenute in Italia tra il 2003 ed il 2012 è stata un’esperienza fondamentale, anche perché vissuta sia in realtà aziendali in continua e rapidissima trasformazione sia in contesti fortemente strutturati. È stato certamente importante poter collaborare con professionisti diversi in grandi realtà internazionali, interagendo con tutti i dipartimenti aziendali e gestendo diverse fasi della vita dei progetti.

 

Il settore energetico ha ancora della strada da fare per colmare il gap di genere che lo contraddistingue. Quali consigli si sente di dare alle professioniste che vogliono entrare in questo mondo?

Il settore è stato storicamente caratterizzato da un importante gap di genere, ma un progressivo cambiamento è stato innescato dalla liberalizzazione del mercato. Da quel momento, si è lentamente attivato un percorso di crescita che ci ha condotto ad avere oggi importanti manager donna in aziende leader del settore. Tale percorso però è tutt’altro che completo e richiederà ancora tanto impegno e volontà di innovare da parte di tutti.

Considerati gli ambiziosi obiettivi di crescita, colmare il gap di genere è un processo necessario, in grado di generare grandi benefici per il settore grazie alla capacità organizzativa, la determinazione e soprattutto l’approccio inclusivo che caratterizzano il mondo femminile. È proprio sulla valorizzazione di queste capacità che consiglierei di puntare a chi avvia il proprio percorso professionale nel mondo nel business development e dell’energia, evitando invece di riproporre, come talvolta accade, modelli propri del mondo maschile, che in quanto tali limitano la capacità delle donne di incidere.

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