Roberto, ci racconti il tuo percorso professionale e come sei arrivato a ricoprire questo ruolo in EF Solare Italia?
Il mio percorso è stato piuttosto eclettico: dopo la laurea in Scienze Ambientali ho lavorato nei laboratori di analisi, poi – quasi per caso – nel turismo, fino a diventare vicedirettore di un albergo. Successivamente sono rientrato più prettamente nell’ambito sicurezza e qualità, lavorando come ispettore, consulente e poi Quality Manager. Tutte queste esperienze mi hanno insegnato che le soft skill, la visione d’insieme e la curiosità fanno davvero la differenza. Sono qualità che oggi mi aiutano a interpretare un ruolo che richiede di avere sempre lo sguardo a 360 gradi.
Quali strumenti avete messo in campo per garantire standard elevati?
Nel fotovoltaico, a differenza di settori come “oil and gas” o nucleare, non esistono tradizioni consolidate. Quando sono approdato in EF Solare, poco più di un anno fa, mi sono trovato davanti la sfida e l’opportunità di costruire, con tutte le funzioni tra cui Operations e Supply Chain, un sistema di qualità.
Abbiamo lavorato per introdurre checklist e procedure condivise, ad esempio per il revamping e il repowering degli impianti. Abbiamo avviato un gestionale basato sulla metodologia Kanban, utile a migliorare il coordinamento tra funzioni. Inoltre, stiamo adottando i Quality Control Plan (QCP), vere e proprie “liste della spesa” che raccolgono requisiti, attività e documenti da produrre in ogni fase di un progetto.
Puoi farci un esempio concreto?
Durante il revamping di un impianto pilota abbiamo coinvolto fin dall’inizio site manager e subappaltatori, raccogliendo i loro feedback. Questo ci ha permesso di scrivere checklist più aderenti alla realtà di cantiere per evitare problemi alla consegna. Lo stesso vale per le gare e successivamente i kickoff meeting con i fornitori: non ci limitiamo a discutere gli aspetti tecnici, ma condividiamo da subito le procedure e la documentazione necessaria. Così si lavora in maniera ordinata e, arrivati a fine progetto, il risultato è più organizzato ed efficiente.
Quella del responsabile qualità è una figura relativamente nuova nel fotovoltaico. Come si è affermata negli ultimi anni?
È un’esigenza che nasce dal mercato. Con l’introduzione delle certificazioni – come la ISO 9001 – è diventato fondamentale dimostrare di avere processi affidabili. Inoltre, nel project management si è affermato il concetto del “triplo vincolo”: tempi, costi e qualità. In passato si guardava soprattutto a tempi e costi; oggi la qualità è entrata stabilmente nel DNA delle aziende e anche nel solare fotovoltaico ha assunto un ruolo centrale.
Quanto incide la qualità sulla performance degli impianti fotovoltaici e sulla transizione energetica?
La qualità incide direttamente sulla durata e sull’affidabilità degli impianti fotovoltaici. Non significa rigidità, ma capacità di apprendere. Una “non conformità” rappresenta un’occasione per migliorare e per evitare che lo stesso problema si ripeta. In questo modo non solo si ottiene un processo più efficiente, ma si contribuisce a una transizione energetica più solida, perché ogni impianto fotovoltaico affidabile fornisce energia pulita in maniera più stabile nel tempo.
Se dovessi riassumere in una frase la tua visione?
La qualità è un lavoro di squadra. Nessuno può garantire da solo il risultato: servono competenze diverse, strumenti condivisi e la volontà di collaborare per continuare a crescere, all’insegna della sostenibilità.